Un'anziana signora in difficoltà incontra lo sguardo e i gesti di una giovane ragazza disponibile a farle da bastone e garantirle il ritorno a casa. Una disponibilità disinteressata, al di là di ogni valore economico e di ogni logica individualistica, diventa incontro tra due mondi, la vecchiaia e la gioventù, che si toccano, si intersecano e, poi, si allontanano più ricchi. L'incontro diviene scambio, relazione, dono, ponte, coesione, nell'assoluta libertà, senza obbligo reciproco, superando l'utile e l'aspettativa. E anche la città frenetica e indifferente si trasforma in uno spazio sacro di dolori comuni, forti sensazioni, popolata più da speranze che da illusioni, sentimenti, mai sopiti, di solidarietà, di giustizia sociale. Su queste basi, anche la narrazione trova la sua ciclicità e la sua concretezza e, la ruota, come simbolo dell'eterno ritorno, torna in questa storia come trait union di destini diversi. Da strumento traslante, l'anziana riceve un dono, la solidarietà, ed io ricevo una storia, e il dono può ripetersi affidando questo racconto fotografico ai musei. Cerchio che si chiude e si riapre nella partecipazione dello spettatore, a cui dà risposte, a cui restituisce e rinnova domande.
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An old woman in a difficoult situation meets the look and gestures of a young girl willing to be her walking stick to guarantee her return home. A disinterested availability, beyond any economic value and any individualistic logic, becomes an encounter between two worlds, old age and youth, which touch each other, intersect and then move away from each other, richer than before, making me feel involved. The meeting becomes exchange, relationship, gift, bridge, cohesion, in absolute freedom, without mutual obligation, overcoming the useful and the expectation. And also the frenetic and indifferent city turns into a sacred space of common struggles, encounters, strong feelings, populated more by hopes than illusions, and feelings, never dormant, of solidarity and social justice. On these traces, the narration finds its cyclicity and its concreteness as well and, the wheel, as a symbol of the eternal return, returns in this story as a trait union of different destinies. From a translating instrument, the old woman receive a gesture of solidarity and sharing, a passage of gifts that renewes itself and that I decide not to interrupt by entrusting this photographic tale to museums. It is a circle that closes and reopens with the participation of the spectator, to whom it gives answers, to which it returns and renews questions.
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